martedì 19 maggio 2015

Campi: quale fine? Teorie e prassi di governance (Firenze, 11.05.2015) - Report

[E.A.] -  Firenze. Si sono conclusi i lavori della Giornata di Studi sul tema "Campi: quale fine? Teorie e prassi di governance", workshop intermedio di progetto che ha visto impegnati diversi studiosi su un tema tanto sensibile quanto urgente come quello delle migrazioni e, in particolare, dei campi di detenzione/internamento. Ospiti del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell'Università degli Studi di Firenze, hanno partecipato Franca Alacevich, Pietro Costa, Emilio Santoro, Noemi Gal-Or, Eliana Augusti, Michel Peraldi, Michele Pifferi, Luca Ciabarri, Luigi Pannarale, Luciano Nuzzo, Corrado Punzi, Barbara Pinelli, Danai Angeli, Costantino Di Sante, Antonio M. Morone e Mario Badagliacca.

Pur nella diversità delle sue funzioni, il "campo" è sopravvissuto a se stesso. La resistenza del paradigma ne ha consolidato inevitabilmente le connotazioni coloniali e ne ha confermato la prerogativa di "luogo dell'eccezione" (Costa). La liquidità dei confini statuali, intanto, come segno tangibile del profondo cambiamento dettato dalla tecnologia e dalle migrazioni ha convissuto nel nostro tempo con una vera e propria "drammatizzazione di un confine che non c'è più" e, contestualmente, con la riduzione del campo a misura di sicurezza, nella convinzione che l'ordinamento penale potesse fornire più garanzie di quello amministrativo (Santoro). Una misura di sicurezza, questa del campo, che connota i caratteri dell'arbitrarietà e degrada, nella lezione di Ranelletti, il diritto del migrante a interesse legittimo, riappropriando lo Stato della disciplina del confine e della sua discrezionalità sovrana di accogliere o meno lo straniero (Pifferi). Un'asimmetria che ritorna attuale, quando nella Dichiarazione ONU del '48 ad un diritto alla libertà di movimento non corrisponde un diritto all'accoglienza (Costa). E' necessario ripensare, dunque, in materia di controllo dello straniero e regolamentazione dei flussi, il ruolo dei decision makers attivando nuovi dispositivi, come sicuramente quello del principle of complementarity (Gal-Or), utili a costruire una disciplina efficace e a vagliare le criticità emerse alla ricerca di soluzioni più coerenti. E a proposito di criticità, sono da verificare le politiche di respingimento, deportazione e transito; gli accordi con gli "stati periferici" (d'origine) al fine della ricollocazione dei migranti; la discrezionalità dei funzionari sul diritto di circolazione; le emigrazioni d'èlite come esito di politiche di "discriminazione"(Peraldi); l'inasprimento delle misure come consolidamento di una garlandiana "cultura del controllo" fine a se stessa (Pifferi); la funzionalità di mercato e l'inclusione transitoria (e illusoria) nelle nuove forme di lavoro servile; l'emersione di diritti "limitati" (Pannarale) e "a somma zero" (Santoro) e, comunque, di una funzione simbolica del campo nell'allocazione di questi diritti, di una nuova "cartografia del controllo" (Nuzzo), di una degradazione morfogenetica dell'umano all'animale (Punzi); l'esercizio pervasivo del controllo, l'ambiguità delle sue aperture, la miopia e l' "opacità" delle sue forme in relazione ad un reale desiderio di appartenenza del migrante (Pinelli); l'alternativa tra detenzione e integrazione come sfida d'effectiveness nella gestione della migrazione irregolare (Angeli); le distorsioni delle politiche coloniali, e dei campi come luoghi d'emancipazione o a strategia laboratoriale (Di Sante); la geografia dei luoghi di transito e destinazione (non solo l'Europa, ma anche e soprattutto l'Africa) e la coerenza dei dispositivi ad un modello standardizzato (Morone, Ciabarri). Senza perdere di vista la necessità di portare la riflessione sul lungo passo della storia, resta ad oggi mancata l'occasione di raccogliere il credito delle esperienze di secondo Ottocento sulle strategie "comunitarie" di controllo e assistenza dello straniero (Augusti) e forte il bisogno di recuperare la spazialità del campo come spazialità dinamica, dove a rilevare non è più e soltanto uno spazio confinato, ma di confine, tra interno ed esterno, capace di produrre e subire effetti su e dall'ambiente circostante (Ciabarri).

Utile e prezioso alla riflessione della giornata si è rivelato poi il contributo audio-visivo di Mario Badagliacca, e il suo racconto personale e "a presa diretta" sulla vita dei e nei campi.

Un ringraziamento particolare va a Leila El Houssi, Alberto Tonini e Valentina Pepi, per aver contribuito con cura ed entusiasmo alla buona riuscita dell'iniziativa.

E' in programmazione la pubblicazione dei lavori presentati al workshop per i tipi di Viella (Gennaio 2016). Per ulteriori informazioni, scrivere a mplt.info@libero.it.

ph. Mario Badagliacca


mercoledì 8 aprile 2015

Workshop intermedio FIR - Firenze, 11 maggio 2015




Giornata di Studi
Workshop intermedio FIR 2012

Firenze, 11 Maggio 2015

Università degli Studi di Firenze
Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali
Sala 101 - 1° piano, Palazzina D5, Via delle Pandette, 21

(.pdf del programma)


       Il Mediterraneo è stato uno dei più frequentati teatri dei flussi migratori: negli anni ha raccolto, respinto, protetto, perso vite umane, spesso rivelandosi esso stesso come border zone. Strettamente legato a quello delle migrazioni è il tema dei campi, strutture d’internamento “provvisorio” utili a raccogliere e concentrare quei soggetti non espellibili perché privi di un territorio cui poter essere rinviati. I campi come vere e proprie utopie tecnocratiche per il controllo dei migranti, diventano oggi spia dei limiti di un’ospitalità non sempre funzionale ed efficace. La relazione tra campo e stato-nazione riemerge come relazione di crisi, si riattiva la riflessione sul rapporto tra cittadinanza/appartenenza/diritti, e ancora, sovranità/eccezione/inclusione-esclusione/nazione-popolo. Lo straniero ritorna ad essere nemico, e si riaccendono le discussioni su pericolosità sociale, internamento e detenzione.

La strategia discorsiva ha provato a trasformare il problema degli apolidi in un problema di sicurezza per lo stato attraverso la criminalizzazione della non-appartenenza, intesa come diversità etnica, estraneità al corpo etnico della nazione. La questione della “minoranza eccedente” l’ordine politico nazionale è diventata questione “del fuori”. Gli apolidi sono divenuti “fuori legge”. Colui che è etnicamente diverso è diventato nemico esterno.

Il campo è stato così assunto a grado zero dell’esclusione, basata appunto sulla distinzione tra cittadino e straniero. Nessun cittadino, da cittadino, può entrare in un campo; la cittadinanza rappresenta il limite insuperabile per l’internamento amministrativo. La condizione di questi soggetti non è pensabile attraverso le categorie di un diritto che non sia eccezionale, di un diritto in cui la polizia acquisti un ruolo predominante. Il campo, in questa prospettiva, si presenta come lo spazio di un diritto che non è diritto, di una eccezione che diventa regola. Ma non solo. Il campo come paradosso del potere è la forma che assume il controllo mentre si organizza, ed è quella stessa forma che visualizza la crisi. Si parla di challenge of governance, che coinvolge trasversalmente nella riflessione antropologi, sociologi, filosofi e storici del diritto, giuristi e decision makers.  

Il campo rappresenta, al tempo stesso, la crisi di un modello di ordine di cui vuole essere espressione. Dispositivo critico, svolge ad oggi una funzione ambigua nei confronti di uomini e donne non includibili nel diritto come soggetti giuridici o, nella politica, come cittadini di una nazione. Questa funzione si manifesta in pratiche arbitrarie, sottratte al controllo giurisdizionale e affidate alla discrezionalità degli apparati amministrativi dello stato. Il campo di internamento segna di fatto una rottura nell’organizzazione e nell’esercizio del potere degli stati europei e rappresenta un punto di non ritorno non più interpretabile attraverso le categorie poitiche del XVIII secolo. A complicare la riflessione è l’analisi delle situazioni di “campo” in contesti di fragilità o debolezza istituzionale collegati a transizioni statuali dagli esiti incerti. Qui non si tratta dunque più e soltanto di verificare l’adeguatezza delle categorie politiche del diciottesimo secolo, ma di fare i conti con una difficoltà oggettiva di ricorrere a categorie formali tous court, non solo e non propriamente giuridiche.

La funzione dei campi pare sia quella di rendere oggetto di pratiche di controllo una certa popolazione e, sempre in base alla necessità, di proteggere lo stato da una minaccia presunta sulla base di un giudizio preventivo, di un giudizio cioè che precede, anticipa e produce il fatto pericoloso, la violazione di un bene o di un interesse che giustifica la punizione o quanto meno l’applicazione di misure di sicurezza. L’internamento senza processo, senza garanzie, rappresenta una misura di sicurezza da assumere in base a criteri che possono essere etnici, economici, politici o addirittura semplicemente geografici nei confronti di chi è ritenuto in quanto tale pericoloso. È chiaro allora che se la pericolosità si presume deduttivamente da alcune circostanze, non è necessario alcun accertamento giurisdizionale della fondatezza dei provvedimenti di privazione della libertà personale. Oppure, come spesso accade agli immigrati internati nei centri di detenzione italiani, l’accertamento della legittimità del provvedimento di espulsione sulla cui base è stato disposto l’internamento, avviene solo dopo che l’immigrato è stato espulso.

Il workshop si propone di analizzare, verificare e discutere le tematiche esposte attraverso un approccio interdisciplinare che affianchi l’analisi teorica a quella dei casi studio. 

Segreteria scientifica: Eliana Augusti, Antonio Maria Morone, Michele Pifferi
Collaboratori: Valentina Pepi


lunedì 23 marzo 2015

Marzo e Aprile 2015

Continuano le attività di ricerca e le iniziative legate al progetto FIR 2012 Politiche migratorie e legal transplant nel Mediterraneo: strategie di controllo tra colonialismo e post-colonialismo. Nel mese di marzo riprende il ciclo di seminari itineranti Passaggi: si riparte da Napoli con Migrazioni e Trapianti. L'11, l'Ateneo federiciano accoglierà gli interventi di Ernesto De Cristofaro (Università degli Studi di Catania), Identità, ospitalità, ostilità. La storia degli ebrei tra déracinement e cittadinanza, e di Daniele Amoroso (Università degli Studi di Napoli "Federico II"), Cittadini di uno Stato ostile: la posizione giuridica dei cittadini arabo-israeliani. L'iniziativa sarà coordinata da Fulvio Maria Palombino e Cristina Vano. 
Dopo quella del 6 marzo su Internazionale, consolare e coloniale. Declinazioni di diritto nel Mediterraneo tra Otto e Novecento, nel mese di aprile Eliana Augusti (Università del Salento) interverrà nel Master Mediterranean Studies (Università degli Studi di Firenze, Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali) con una seconda lezione seminariale su Trasferimenti di modelli giuridici e nuovi equilibri istituzionali nel Mediterraneo. Ancora di transplant si parlerà a Macerata il prossimo 26 marzo, dove il Dottorato di ricerca in Scienze Giuridiche Storia e teoria del diritto. Istituzioni e territorio nella dimensione nazionale, europea e internazionale ospiterà Cristina Vano (Università degli Studi di Napoli "Federico II") con la lezione seminariale dal titolo Legal transplant: una categoria storiografica dell'ibridazione giuridica.

Ad aprile, dal 10 al 15, con il coordinamento di Michele Pifferi (Università degli Studi di Ferrara) e la partecipazione di diversi ospiti italiani e stranieri, due seminari e la proiezione di un film saranno dedicati al tema de La "galera" amministrativa degli stranieri in Italia e nel Regno Unito. Tra gli invitati, Mary Bosworth (University of Oxford and Monash University Australia) presenterà e discuterà del suo ultimo lavoro Inside Immigration Detention (OUP 2015). Sempre di campi si continuerà a parlare nel Convegno intermedio di progetto, Campi: quale fine? Teorie e prassi di governance, giornata di studi che coinvolgerà tutte le Unità di ricerca e in programmazione per il prossimo 11 maggio a Firenze (presto ulteriori aggiornamenti).

I dettagli degli eventi e i rinvii ai link d'approfondimento si trovano alla pagina Eventi del blog.

«Se la casa brucia»

Il 29 gennaio 2021 , presso l'aula virtuale del Corso di Laurea Magistrale in  Governance euromediterranea delle politiche migratorie , ...